Gli attacchi e gli insulti vergognosi alla comunità transessuale su Repubblica e Radio Padania

di Domenico Giampetruzzi
Il 'caso Marrazzo' di questi giorni, con tutti i risvolti della questione, ha nuovamente riaperto un grande dibattito nazionale sulla comunità transessuale. Un dibattito penoso e a senso unico avviato da grandi personaggi della politica e dell'università.
In un paese civile e democratico, come dovrebbe essere l'Italia, qualsiasi argomento o temo trattato deve comportare il rispetto e l'educazione di tutti nei confronti di qualsiasi persona senza discriminazioni di sesso od orientamento sessuale, razza, religione, opinioni politiche e filosofiche. E' d'altronde uno dei più importanti princìpi sancito dalla carta costituzionale repubblicana.
Ma ancora una volta il ''cattivo esempio'' viene dato dalle menti illuminate di politici e intellettuali che con loro dichiarazioni e opinioni sfociano nella più becera e terribile ignoranza. Un' ignoranza di una gravità assoluta che sfocia nella transfobia e nella viltà.
Uno dei primi ad attaccare vergognosamente le transessuali è stato il professore universitario Umberto Galimberti. Attacchi e insulti molto ben assortiti nel suo articolo pubblicato sul prestigioso giornale della sinistra italiana 'Repubblica'. Secondo lui il transessualismo è la più grave delle regressioni. «Non possiamo escludere che il transessuale con la sua confusione dei codici sessuali, possa costituire un richiamo archetipico a questa unità originaria segretamente custodita nel fondo della nostra natura, e opportunamente rimossa per costruire identità il più possibile definite in cui riconoscersi. La "natura" e in particolare la "natura umana" hanno cessato da tempo di avere un contenuto preciso, e quindi di valere come referente e come limite. E il corpo del transessuale, prima di essere una deviazione dalla norma, è una conferma della caduta di questo referente. Ma là dove non c´è referente, dilaga la confusione dei codici, dove non è più ravvisabile un limite, una norma, un orizzonte, una misura, un´identità da salvaguardare, differenze da mantenere, per orientarsi in quell´universo di segni che l´immutabilità della natura rendeva possibili discernere e che l´avvento della tecnica, dal modo di nascere al modo di morire, dal modo di essere uomo o donna, persino dal modo di apparire giovani da vecchi, via via cancella, rendendo indiscernibili le differenze, le stagioni della vita umana, e quindi anche le identità sessuali. Moltiplicando i segni sessuali, il transessuale moltiplica i giochi, smantella il sesso come primo segno di identità per offrirlo come eccedenza di possibilità, e così configura quella nuova nozione di "individuo", tipico del nostro tempo, che si riconosce solo nella libertà illimitata, senza argini, senza confini, per poi finire col naufragare in quell´indifferenziato che gli uomini hanno immaginato all´origine del mondo, e da cui si sono distanziati per costruire il loro mondo, fatto di volti riconoscibili, per non implodere nella confusione dei codici e dei segni. Se questo è lo scenario, se questo è l´uomo nuovo che stiamo creando, la regressione implicita in questa creazione è la più grave di tutte le regressioni».
La nipote del duce, Alessandra Mussolini, si è scagliata dalle pagine del ''Giornale'' contro le transessuali perchè rappresentano una caricatura grottesca della figura femminile. «Andare con un trans -afferma la Mussolini- è una scelta patologica che è sempre legata alla sopraffazione. L’uomo vuole annichilire la donna. Penso ci sia un’omosessualità latente che non si ha il coraggio di esprimere e questo in qualche modo mi sorprende. La molla del sesso non funziona più con le donne e allora si cerca il trans che è una caricatura grottesca della figura femminile proprio per annullarla».
A ciò si aggiunge l'inqualificato e criminoso attacco fatto da una sostenitrice della 'Lega Nord' alle transessuali dalle frequenze di ''Radio Padania''. La giovane razzista leghista ha accusato le trans si essere dei cessi umani immondi, aborti della natura che trasmettono solo malattie. Nessun giornalista della ''Radio Padania'' si è subito scusato e dissociato dagli attacchi vergognosi della radioascoltatrice.

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