L'attacco violento di Berlusconi a giudici e Consulta, Fini e Napolitano rammaricati

La Redazione
"La Consulta da organo di garanzia si è trasformato in organo politico che abroga le leggi. Il Parlamento fa le leggi ma, se queste leggi non piacciono al partito dei giudici, questo partito si rivolge alla Corte costituzionale, dove 11 giudici su 15 sono di sinistra perché purtroppo sono stati eletti dagli ultimi tre presidenti della Repubblica di sinistra, e abroga le leggi. Così la sovranità è passata dal Parlamento al governo dei giudici. Non mollo ho le palle".
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi durante il congresso del partito popolare europeo a Bonn. Il tema del congresso era l'economia sociale. La Consulta secondo il premier Berlusconi ha invogliato i giudici "a riprendere la caccia all'uomo contro il presidente del Consiglio".
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha subito diffuso una nota nella quale prende le distanze dal premier Berlusconi ricordandogli che la Consulta è un organo di garanzia e non politico. La terza carica dello Stato è rimasto molto sorpreso e deluso per le parole di Silvio Berlusconi al congresso del Ppe.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso il suo profondo rammarico e preoccupazione per le dichiarazioni di "violento attacco" del premier nella sede del Congresso Ppe nei confronti di "fondamentali istituzioni di garanzia italiane".
Duro il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro: «Il presidente del Consiglio sta stracciando la Carta costituzionale, prima rendendo inutile il ruolo del Parlamento e ora volendo abrogare anche la Corte costituzionale. Se non è dittatura questa, cos’altro deve succedere in Italia per avere il ritorno del fascismo?».

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