Gianfranco Fini da lezioni di laicità ai suoi colleghi onorevoli e la Chiesa Cattolica si infuria

di Domenico Giampetruzzi
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si è espresso chiaramente sulla pillola abortiva Ru486 mandando in tilt la casta della Chiesa Cattolica. Il dibattito ha sollevato il polverone politico tra cattolici e laici.
"E' del tutto originale -ha affermato la terza carica dello Stato- il dibattito parlamentare sul farmaco Ru486. Ognuno può avere le sue opinioni, anch’io ho la mia -afferma Fini- ma non vedo che cosa c’entri il Parlamento quando nel settore ci sono già le linee guida del governo e le pronunce dell’Agenzia del farmaco".
Parole che hanno adirato la Chiesa Cattolica e il suo esercito di vescovi che con il loro giornale "Avvenire" hanno severamente criticato le parole di Gianfranco Fini, considerandole troppo superficiali, preannunciando guerra aperta.
Il deputato del Pdl, Benedetto Della Vedova, sostiene Fini e afferma: “Non sta al Parlamento pronunciarsi su singolo farmaco. Se qualcuno vuole mettere in discussione la legge che regola l’interruzione di gravidanza, lo faccia ‘apertis verbis”.
Fortunatamente in questo governo Berlusconi c'è qualcuno, come il presidente Fini, che fa capire alla Chiesa cattolica che l'Italia è uno stato laico e non uno stato teocratico, dove chi comanda non è il Papa e nè tantomeno il suo esercito di vescovi e prelati. Anche se il più delle volte i potenti politici preferiscono abortire i diritti e le libertà di uno Stato laico per corrompere l'elettorato cattolico su altri temi che riguardano interessi personali e privati.