Il governo preme l'acceleratore sulle grandi riforme economiche

La Redazione
Le grandi riforme economiche sono quelle che stanno più a cuore alla gente e che servono a rilanciare il Paese. La fase acuta della crisi è superata, anche se come sostiene la commissione europea gli strascichi che lascia sui nostri conti pubblici non sono indolori. Ma attenti agli equivoci e alle strumentalizzazioni. Si riparte con l'economia, comunque. Ieri Silvio Berlusconi ha fatto due importanti annunci: entro fine anno iniziano i lavori per il ponte sullo Stretto di Messina; ed il sistema aeroportuale italiano viene razionalizzato dopo anni di incertezze, mentre la nuova Alitalia inizia a funzionare come si deve. Oggi il Consiglio dei ministri dà il via alla Banca del Sud, un istituto di credito nuovo di zecca, inizialmente pubblico, interamente dedito alle necessità dell'area più in ritardo del Paese. Ed il fisco ha inviato 50 mila avvisi a cittadini residenti all'estero perché spieghino a che cosa servono soldi e beni tenuti oltre confine: altro che favore agli evasori! Lo scudo fiscale si annuncia come una grande operazione di rientro dei capitali e come lotta contro i furbi delle tasse. Grandi opere. Il Ponte sullo Stretto non è una cattedrale nel deserto: basta pensare a come la Scandinavia si è rapidamente integrata nell'Europa continentale da quando esiste il ponte sull'Oeresund tra Copenhagen e Stoccolma. Non sarà a rischio sismico: il Giappone è all'avanguardia in questo tipo di ponti sospesi. Servirà invece a riunire all'Italia e all'Europa la Sicilia e il Mezzogiorno, dimezzando tempi e costi per gli spostamenti commerciali e turistici. Per alcuni anni darà lavoro ad alcune decine di migliaia di persone. Il Ponte è l'equivalente per il Sud della Tav per il Nord: opere indispensabili per modernizzare l'Italia. Sfatiamo un altro luogo comune della propaganda di sinistra: il Ponte non è nell'interesse della mafia, che ha invece prosperato sull'isolamento della Sicilia. Così come la soluzione dell'emergenza rifiuti in Campania, è il ritorno tangibile dello Stato e del governo centrale in un'area finora controllata in gran parte dalla malavita. Al Ponte sullo Stretto seguiranno le altre infrastrutture promesse per questa legislatura: la Salerno-Reggio Calabria; la Tav appunto; la statale Jonica; il Mose di Venezia; il raddoppio delle Venezia Trieste; la Pedemontana lombarda. Si tratta di opere realizzate con l'apporto determinante dei privati e che costituiranno il volano della ripresa produttiva. L'accordo siglato ieri alla presenza di Berlusconi tra gli Aeroporti di Roma e la Sea di Milano mette fine ad una guerra durata decenni che ha causato danni all'intero sistema aeroportuale italiano. E' un piano di rilancio, per entrambi gli scali maggiori, di 5 miliardi di euro nei prossimi dieci anni, nei quali saranno realizzati 17 cantieri; altri 10 miliardi verranno impiegati entro il 2040. Malpensa e Fiumicino cambieranno volto diventando scali intercontinentali degni di un paese moderno. Ma la razionalizzazione riguarda l'intero sistema aeroportuale italiano, che finora è andato avanti in maniera selvaggia senza alcun controllo di costi e benefici. Ogni capoluogo ha voluto, e spesso avuto, il suo aeroporto, quasi fosse uno status symbol. Ora si realizzerà un piano finanziato da privati in base alle esigenze del traffico, eliminando le cattedrali nel deserto. La Banca del Sud nascerà inizialmente su due pilastri: la rete degli sportelli postali, ed il controllo della Cassa depositi e prestiti attraverso la gestione delle Casse di credito cooperative, banche da oltre un secolo radicate sul territorio. Il suo obiettivo sarà erogare credito al Mezzogiorno, cosa che finora non hanno fatto le grandi banche private. Entro cinque anni lo Stato cederà la maggioranza a soggetti privati, pur mantenendo il controllo sugli indirizzi. Inutile dire che l'operazione è avversata da mille interessi e privilegi. Ma anche in questo caso il governo aveva promesso atti concreti per rilanciare il Sud, e mantiene l'impegno. Il ministero dell'Economia, attraverso l'Agenzia delle entrate, ha inviato oltre 50 mila comunicazioni a italiani con beni e depositi all'estero perché spieghino a che cosa servono. Se cioè sono al servizio di attività imprenditoriali o di normale soggiorno, oppure se si tratta di capitali e patrimoni sottratti al fisco. In questo caso, se non verranno rimpatriati e regolarizzati, scatteranno pensanti sanzioni. E' la conseguenza dell'inversione dell'onere della prova per chi si serve dei paradisi fiscali annunciato già questa estate. L'operazione si accompagna allo scudo fiscale, che dunque non si rivela né un condono né un premio ai furbi, ma semplicemente per quello che è: la più ampia azione per riportare in Italia capitali e beni sui quali altri governi di altro colore avevano abbondantemente chiuso gli occhi.

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