di Domenico Giampetruzzi
La parlamentare del partito democratico, Anna Paola Concia, torna a parlare di legge sull'omofobia dalle pagine del giornale gay Babilonia. L'onorevole democratica, lesbica dichiarata, non ha ancora digerito la bocciatura della sua proposta di legge sull'omofobia in Parlamento e come rappresentante politica del mondo glbt lancia pesanti accuse al Pd.
La guerra interna al Pd che si scatenò all'indomani dell'affossamento della legge è rimasta nella storia politica del nostro Paese. Una sfida piena e ricca di colpi bassi tra la teodem ultracattolica Paola Binetti e la stessa Paola Concia. A ciò si aggiunse la dichiarazione al vetriolo della Concia contro l'ex segretario del Pd, Dario Franceschini, accusato di essere meno coraggioso del presidente della Camera, Gianfranco Fini, sui diritti degli omosessuali.
Il j'accuse della Concia è rivolto ai suoi stessi colleghi di partito ma anche ai rappresentanti dell'associazionismo glbt nazionale.
Il partito democratico italiano a differenza dei partiti democratici europei e occidentali sembra anni luce lontano dalle istanze del mondo gay.
«A noi -esordisce la parlamentare pd- non ci si fila nessuno. Mi hanno lasciata letteralmente sola a gestire questa battaglia, per poi accoltellarmi in aula. Il Partito Democratico -afferma la Concia- non crede fino in fondo alle battaglie per i diritti di gay, lesbiche e transessuali. Il Pd sui diritti gay deve cambiare altrimenti non è più credibile.
«I capi dei movimenti sono stati molto rigidi nei confronti di questa mia legge, per poi - e questo non me lo spiego se non come atteggiamento della politica - gridare allo scandalo perché questa legge non era stata approvata. Me se poi erano loro stessi che non volevano quella legge. Parlo dei dirigenti, di quelli che son stati in Parlamento, di coloro che mal sopportano l’idea che io lavori per gli omosessuali e le transessuali. Gente che sta dentro e fuori i movimenti».
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