di Domenico Giampetruzzi
Il pentito di mafia, Gaspare Spatuzza, ha rivelato nei giorni scorsi che Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri erano i referenti di "Cosa Nostra" e possibili mandanti delle stragi di mafia del '93 lancia le sue accuse nei confronti dell'attuale presidente del Senato, Renato Schifani. La notizia è stata pubblicata dal quotidiano La Repubblica. Secondo Spatuzza l'attuale seconda carica dello Stato avrebbe incontrato il boss di Brancaccio Filippo Graviano in più di una circostanza nei primi anni '90. Allora Schifani era l'avvocato dell'imprenditore Pippo Cosenza. Gli incontri avvenivano nei capannoni di una società di cucine componibili, la Valtrans.
"Preciso che questa persona - afferma Spatuzza (riferendosi a Schifani, ndr) - contattava sia Cosenza che Filippo Graviano in incontri congiunti. La cosa mi fu confermata da Filippo Graviano. Preciso che anch'io avendo in seguito visto Schifani sui giornali ed in televisione l'ho riconosciuto per la persona che all'epoca vedevo agli incontri di cui ho parlato".
Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha negato tutto. "Non ho mai avuto rapporti con Filippo Graviano e non l'ho mai assistito professionalmente. Questa è la verità. Sia chiaro: denuncerò in sede giudiziaria, con determinazione e fermezza, chiunque, come il signor Spatuzza, intende infangarmi. Sono indignato e addolorato". Il leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro, ha chiesto al presidente Schifani di fare chiarezza assoluta e di fornire spiegazioni convincenti o altrimenti di dimettersi dalla carica istituzionale che ricopre. Il pentito Spatuzza ha inoltre detto che la strage di via D'Amelio dove perse la vita il magistrato Paolo Borsellino era stata pianificata prima dell'omicidio dell'altro giudice Giovanni Falcone.
Un altro pentito di mafia della cosca di Brancaccio, Giovanni Ciaramitaro, conferma le accuse lanciate da Spatuzza nei confronti dell'attuale presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. "Come politico -afferma Ciaramitaro- dietro agli attentati del '93 mi indicavano sempre Berlusconi. Il politico era colui che aveva indicato anche i monumenti da colpire perché i fratelli Graviano, essendo palermitani, non li potevano conoscere". Accuse che sono state confermate anche da un altro pentito di mafia, Pietro Romeo.
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