di Domenico Giampetruzzi
«È molto difficile per me essere il primo giocatore di rugby di livello internazionale a rompere questo tabù. Non voglio essere ricordato come un gay che gioca a rugby. Io prima di ogni altra cosa sono un rugbista e basta. Sono omosessuale, ma ciò non vuol dire che vada dietro ad ogni uomo che cammina su questo pianeta. Per la legge dei grandi numeri, è chiaro che non posso essere l'unico rugbista che è gay, ma non so di altri colleghi attualmente in attività che lo siano». Lo ha dichiarato in una lunga intervista al tabloid Daily Mail la leggenda mondiale del rugby Thomas Gareth.
Il coming out del campione rugbista sta facendo il giro del mondo. Non era mai successo prima che un uomo sportivo di livello internazionale dichiarasse il proprio orientamento omosessuale. Poi per di più in uno sport come il rugby che è per antonomasia lo sport più virile, maschio e "macho" che possa esistere sulla faccia della terra. Il 35 enne Thomas Gareth è stato il capitano del Galles, nazione dove il rugby è sacro, collezionando 100 presenze e portando a segno 41 mete in test-match. Gareth è stato per ben due volte capitano dei Lions britannici. E' cresciutonel Bridgent poi ha militato nei Cardiff Blues e nei Celtic Warriors, poi tre anni in Francia con il Tolosa e due anni fa è ritornato a Cardiff. Gareth ha partecipato a 4 campionati del mondo e nel 2005 come capitano del Galles ha conquistato il fenomenale grande slam nel Sei Nazioni.
«La durezza del rugby -ha affermato Gareth- regala una certa immagine ai giocatori. Il rugby, piace pensare, è per certi versi barbarico. Figuriamoci: io non avrei potuto fare outing senza prima essermi affermato come campione e senza essermi guadagnato il rispetto sul campo». Gareth ha dichiarato di essersi scoperto omosessuale all'età di 16-17 anni ma ha preferito sposarsi nel 2002 con la moglie Jemma per coprire il suo orientamento sessuale e mantenere le apparenze. Non è nè il primo e nè sarà l'ultimo uomo e sportivo di questa terra a farlo. Ma il suo essere gay l'ha portato a vivere una situazione davvero tragica che ha comportato il naufragio del matrimonio nel 2006 e la sua voglia di riscatto dopo aver pensato al suicidio.
Il mito del rugby mondiale ha raccontato di aver fatto il primo coming out in nazionale ricevendo grande sostegno dal tecnico Scott Johnson e dagli amici più fidati. «In qualche modo - racconta il giocatore riferendosi al tecnico - se n'era accorto. Mi ha portato in infermeria, ha chiuso la porta e io gli ho detto tutto. Dopo aver tenuto tutto segreto per tanto tempo, mi sono sentito sollevato. Johnson lo ha rivelato agli altri giocatori più fidati: Stephen Jones e Martyn Williams. Ricordo che, mentre li aspettavo in un locale, ero terrorizzato e mi chiedevo cosa mi avrebbero detto. Poi sono arrivati, mi hanno dato una pacca: 'Non ci importa, perché non ce l'hai detto prima?', mi hanno detto». Thomas Gareth ora si sente un uomo libero senza più scheletri nell'armadio. E' da apprezzare il suo coming out fatto con lo scopo di aiutare le nuove generazioni affinchè fra dieci anni tutto ciò non possa costituire un problema. Mitico Thomas.
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