di Stefano Giacalone
L'intervento dell'uomo sul territorio non sempre è positivo, anzi è spesso devastante. I danni provocati dalle migliaia di agenti chimici riversati nell'ambiente (Es. il recente disastro sul fiume Lambro), non si ha abbastanza informazione per valutarne a fondo tutti gli effetti. Le sostanze chimiche cosparse nell'aria ed anche sui fiumi, si depositano sui fiori, disorientando gli insetti impollinatori, i quali non trovano più il loro obbiettivo alimentare.
Nelle aree a più elevato inquinamento è distrutto il 90 per cento dell'aroma dei fiori. E' così che le api muoiono, soprattutto adesso che arriva la primavera. Secondo uno studio, sino a un centinaio di anni fa, le molecole dei profumi rilasciate dai fiori venivano avvertite dalle api a una distanza di 1200 metri. Ora la distanza è di 200 metri. Questo perchè, nel loro tragitto naturale, le molecole portate dal vento, vengono alterate dallo smog e le api non sono più capaci di andare a impollinare, non sentendo più l'odore dei fiori e girano a vuoto. Ne viene fuori che l'overdose chimica che ha invaso le città e soprattutto le campagne sta distruggendo il ciclo riproduttivo della vita, mettendo a rischio quella animale. Se tutto ciò fa male alle api, danneggia anche l'uomo. Secondo me, è giunto il momento di guardare a questo fenomeno in modo globale.
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