Scontro Marco Travaglio- Giornale e Libero. Vittorio Feltri: "Travaglio è un cagnolino bisognoso di coccole e bacetti"
Scontro Marco Travaglio- Giornale e Libero. Vittorio Feltri: "Travaglio è un cagnolino bisognoso di coccole e bacetti"
La Redazione
Ad ognuno il suo. Se nel mondo politico la guerra tra guardie e ladri si gioca a viso aperto tra Silvio Berlusconi e Antonio Di Pietro, nel mondo del giornalismo nostrano la guerra è tra Marco Travaglio e i giornalisti filo-berlusconiani: Nicola Porro, Filippo Facci, Maurizio Belpietro e Vittorio Feltri. Lo scontro tra Marco Travaglio e i giornalisti berlusconiani si è acuito molto durante la puntata di due settimane fa di Annozero mentre si discuteva del caso Bertolaso. In quell'occasione il giornalista del Fatto Quotidiano stava esponendo la sua opinione sui fatti contestati a Guido Bertolaso ed è stato attaccato sul lato personale dal vicedirettore del Giornale, Nicola Porro, e anche dal direttore di Libero, Maurizio Belpietro. Marco Travaglio se ne andò in tilt e sinceramente nessuno se lo aspettava a tal punto che in una lettera aveva minacciato Michele Santoro di andarsene se non cambiavano alcune regole del programma. Il conduttore di Annozero replicò che un eventuale suo abbandono non era una tragedia. Marco Travaglio ha poi risposto facendo un pò marcia indietro. Ma la querelle tra il giornalista torinese e i giornalisti filo-governativi è continuata con attacchi e insulti reciproci. Marco Travaglio ha dichiarato che quei giornalisti non sono nè di destra e nè giornalisti ma sono solo delle "merde che servono il loro padrone". «Da un lato -ha dichiarato Travaglio- mi incuriosisce che gli organi del partito dell’amore riversino tanto odio contro di me. Dall’altro mi preoccupo per loro, vuol dire che hanno problemi di fegato». Chi teme molto il giornalista del Fatto Quotidiano è Maurizio Belpietro di Libero. «E’ pericoloso. Non c’è ombra di dubbio. Rischia di superare Antonio Di Pietro. La sua penetrazione nella rete -dichiara Belpietro- è fortissima. Lui è quello che fornisce le argomentazioni al giustizialismo, ha creato un movimento, anzi una setta. I suoi fedeli gli credono ciecamente, vanno a teatro a sentirlo e si abbeverano. Ci si è scandalizzati per gli editoriali di Minzolini, che ne avrà fatti cinque o sei, quando Travaglio ne fa uno ogni sette giorni. La sua violenza verbale è un’anomalia del servizio pubblico, anzi di tutta la tv». Non la pensa così Vittorio Feltri, direttore del Giornale. Feltri riconosce a Travaglio di fare bene il suo mestiere. «Il nostro vicedirettore Nicola Porro è andato ad Annozero, ha detto una cosa senza alcuna acrimonia e Travaglio ha reagito rivelando il lato deplorevole del suo modo di fare: mettere a tacere chi la pensa diversamente dandogli del servo, del killer, della merda. Per questo abbiamo reagito. Ma fa parte del gioco. Travaglio -ha detto Vittorio Feltri- è soltanto un cucciolo bisognoso di coccole e bacetti. Altro che erede di Indro Montanelli: uno zelante artigiano della penna, assemblatore di atti giudiziari e di insulti gratuiti da distribuire a destra e a manca, soprattutto a destra; un cagnolino che ringhia spavaldo quando è protetto dal branco e fugge a zampe levate quando Belpietro apre la bocca e mostra i denti».
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