Dio è gratis, la scienza no: riflessioni di un papa

di Cecilia Maria Calamani
Papa Benedetto XVI, al II Sinodo dei Vescovi per l’Africa del 5 ottobre, ha fatto delle dichiarazioni interessanti: “Le cose della scienza, della tecnica comportano grandi investimenti: le avventure spirituali e materiali sono costose e difficili. Ma Dio si dona gratuitamente. Le cose più grandi della vita — Dio, amore, verità — sono gratuite. Dio si dà nel nostro cuore.” Non vorremmo arrivare a supporre che Ratzinger inciti i fedeli a disdegnare ‘costose’ verità scientifiche quando hanno a disposizione quelle ‘gratuite’ della fede. Ci verrebbe da pensare, ad esempio, che è inutile finanziare la ricerca sulle origini della vita e dell’Universo quando già sappiamo che l’uomo è stato catapultato sulla Terra perché la sua donna, disobbedendo imperdonabilmente a Dio, mangiò la mela proibita. Ma per fortuna Ratzinger si è ripreso subito e ha fugato ogni nostra possibile malizia, dimostrando un’insperata ragionevolezza: “Direi che dovremmo spesso meditare questa gratuità di Dio: non c’è bisogno di grandi doni materiali o anche intellettuali per essere vicini a Dio”. Ma ha informato, Ratzinger, i suoi ministri? Lo sa il cardinal Caffarra, che proprio recentemente ha battuto cassa sui finanziamenti, già spropositati, alle scuole cattoliche? Lo sa la Cei, che ogni anno arraffa circa l’80% dell’8×1000 delle dichiarazioni dei redditi (più di 900 milioni di euro) a fronte del 35% delle scelte espresse? Lo sanno gli editori dei giornali cattolici che, da soli, nel 2008 hanno preso il 67,7% dei finanziamenti statali (5 milioni e mezzo di euro su un totale di 8 milioni)? Lo sanno quei poveri di spirito che, truffati dalla loro stessa credulità, spendono ogni anno milioni di euro in santini, medaglie, amuleti di vario genere, offerte, pellegrinaggi, donazioni, viaggi di preghiera, viaggi della speranza a tutto foraggio della multinazionale vaticana? Più che al Sinodo dei Vescovi, Ratzinger, dovrebbe annunciare questa formidabile verità in uno dei tanti telegiornali che quotidianamente ci informano di ogni suo respiro, nonché rifiutare dallo Stato italiano ogni forma di sovvenzione e finanziamento concessi alla teocrazia di cui è il sovrano. Altrimenti c’è il rischio che dei poveri miscredenti come noi possano considerare le sue parole un mero specchietto per le allodole (o per gli allocchi). Nei tempi di ‘saldi’ della fede - che lei stesso, con queste parole, incoraggia - non vorrà indurci nella irresistibile tentazione di fare due conti su quanto ci costa ogni anno la ricerca scientifica e quanto, invece, mantenere il suo dio.

Commenti